martedì 29 novembre 2016

Nascita di una copertina

Come sa bene chi mi segue da un po', Mario Labieni non è soltanto l'autore delle copertine della 'Trilogia di Lothar Basler', ma anche di tante immagini che ne illustrano il mondo e i personaggi. E' stata dunque del tutto naturale la scelta da parte mia di coinvolgerlo anche nel lavoro grafico relativo alla 'Trilogia dell'Estraneo', che della precedente raccoglie l'eredità. Ho chiesto a Mario di raccontarmi com'è stato tornare dalle parti dei Principati e, in particolare, per quali fasi è passata la genesi della copertina de "Il Richiamo del Crepuscolo."
La parola all'artista...

Il Progetto

Quando mi propongono un lavoro grafico, soprattutto nel campo dell’illustrazione editoriale, la prima cosa che faccio, la più importante dopo aver parlato dei contenuti del volume, è la definizione degli elementi chiave da realizzare e della sensazione che lo scrittore vuole dare al futuro lettore.
Colloquiare con l’autore infatti, e/o con il responsabile dell’ufficio creativo della casa editrice, è un passaggio fondamentale per raggiungere un risultato coerente con i contenuti ed esteticamente accattivante.
Quando Marco Davide mi ha contattato per realizzare le copertine di questa nuova storia ho ripensato subito al trascorso che ci aveva visti impegnati nelle altre sue opere, al volto che abbiamo dato ai suoi personaggi, allo stile estetico che da quel giorno rappresenta la sua trilogia.
Abbiamo quindi concordato metodi e tempi, abbiamo ripreso il timone e ci siamo rimessi in viaggio.
Un nuovo importante progetto per cui Marco come sempre mi ha dato carta bianca riguardo la tecnica, e un buon anticipo di tempo per organizzarmi al meglio.
Mi ha fornito esempi, sintesi di contenuti, spesso anche schizzi personali di soggetti e mappe molto dettagliate, il suo mondo, il suo stile.
Questo significa interagire con l’autore.
Gli scambi che ogni volta intercorrono tra me e lui sono frequenti perché frequenti sono gli aggiornamenti e le modifiche, le idee che fioriscono durante la lavorazione.
D’altronde cogliere subito la visione precisa dello scrittore è impossibile, ognuno di noi ha un modo profondamente personale di vedere le cose, io stesso con i miei lavori non sono mai soddisfatto al primo colpo.

Ma come si procede nella realizzazione di una copertina digitale?

Realizzare una cover editoriale in digitale non è molto diverso dal farne una cartacea…per chi sa cosa deve fare, ovvio!
Lo spazio del “foglio” è lo stesso, al posto della matita o del pennello però si usa una penna digitale o il mouse.
Certo un software  consente di creare tutti gli elementi separati per poi gestirli e spostarli a necessità, e cosa non da poco rende possibile intervenire sui toni e sulla luce ogni volta che si vuole, permette di cancellare e riutilizzare all’infinito ogni passaggio.
Si può inoltre attingere direttamente dalla rete per ottenere eventuali textures o effetti che sarebbero impossibili da dipingere sulla carta.
In ogni caso ho realizzato comunque anche lavori ibridi sfruttando le potenzialità della pittura tradizionale ottimizzandola infine digitalmente, non credo che una cosa escluda l’altra.
Evitando di andare troppo sul tecnico e tralasciando le impostazioni di preparazione del foglio di lavoro digitale o le ottimizzazioni di stampa, vi parlo delle due cose da tener sempre in considerazione nella consegna di un lavoro come questo.

1. L’ingombro dei testi che andranno inseriti nella copertina.

Questi se non prefissati potrebbero fondersi con il disegno e risultare poco leggibili, o essere talmente ingombranti da nascondere una parte contenente elementi importanti. A volte si ha poca manovra in questo senso ma vale la pena aguzzare l’ingegno e sapere subito quali aree occuperanno.

2. Cornice di taglio.

In caso di stampa tipografica mai dimenticarsi delle linee di taglio che spesso le case editrici comunicano all’artista, queste potrebbero mozzare elementi disegnati che vi si trovano all’interno. Questi tagli vengono effettuati anche nelle impaginazioni digitali di case editrici che presentano uno standard d’impaginazione fisso. Meglio quindi informarsi di tutto prima di cominciare.

klsd.ksjdlkjdlk

Gli step

Di seguito è possibile vedere una sintesi della lavorazione di partenza e la sua evoluzione nella preparazione della copertina riguardante il primo volume scritto da Marco, "Il Richiamo del Crepuscolo".
Il metodo di realizzazione scelto in questo caso è totalmente digitale.





Premesso che quando si usa un programma per disegnare bisogna sempre tener conto del fatto che gli elementi vengono comunque realizzati dall’artista coerentemente con le sue capacità ed il suo stile. Non è stato sufficiente spingere un bottone per disegnare un vascello sul mare né si può copiare ed incollare il lavoro di qualcun altro.
A sinistra dunque la prima idea con tonalità lunari inviatagli, la mia visione di un vascello alla deriva al crepuscolo.

NB: Molte parti del vascello sono state realizzate singolarmente dopo averne studiato un po’ le caratteristiche e lo stile, e successivamente unite proprio come se fosse un modellino.
Solo l’imbarcazione si compone di 5 gruppi di livelli divisi per Legni, Vele, Cordame, Effetti luce e muffe, Metalli. Ogni gruppo ha sottogruppi di livelli composti da singoli oggetti disegnati.
La copertina completa si compone di 15 gruppi contenenti centinaia di oggetti disegnati, dal punto luce allo scoglio, dalla nuvola alla goccia di pioggia.

Nell’immagine al centro ecco la modifica dei toni richiesta dallo scrittore e l’aggiunta concordata di nuovi elementi come vele strappate, scogli, luna e teschio, pioggia e toni bronzei.
Infine nella terza, la copertina elaborata ancora nella tonalità, nella luce e nel disco lunare ormai solo accennato per evidenziare il teschio che dalla prima idea è divenuto elemento protagonista.
Qui sotto, l’impaginazione definitiva dell’opera attualmente in vendita.


Concludendo

Quando si arriva alla consegna definitiva e l’autore è soddisfatto, felice delle immagini che le sue parole hanno assunto, lo sono anche io.
Come se entrando nella sua fantasia avessi scattato una diapositiva della sua mente intenta a creare, un disegno di ciò che lui vede, non di ciò che è.
Una responsabilità che mi rende orgoglioso.


Buona lettura.

La fantasia è l’occhio dell’anima
( Joseph Joubert )





giovedì 10 novembre 2016

L'Origine del Crepuscolo

Era all'inizio del 2001 che, scrivendo il lungo addio al termine della 'Trilogia di Lothar Basler', giungevo all'epilogo di una storia principiata, dentro di me, ben prima delle pagine del suo preludio. Finita, finalmente, con tutto lo scotto che la passione aveva reclamato nella sua realizzazione. Finita, pensavo, e tanto era tutto ciò che m'importava.

Poi accade che nella notte di qualche mese più in là, di ritorno da una di quelle feste che ti catturano al tramonto e non ti rilasciano prima dell'alba, forse per scarsa lucidità, forse perché nelle ore più buie i sogni sembrano davvero più veri, si formò nella mia mente un titolo, solo un titolo, senza alcuna storia, senza alcuna trama che ancora vi affiorasse da sotto. Tre parole, scolpite nella mia mente forse poco lucida, forse preda di un sogno sconfinato nei territori della veglia.

Il Richiamo del Crepuscolo.

Il tempo di ripetermelo a fior di labbra, di figurarmi una sorta di canto sottile, di armonica che increspa l'atmosfera torbida dell'imbrunire. Subito dopo compresi due cose: la storia che pensavo di avere concluso aveva ancora molto da raccontare; e quel titolo reclamava un romanzo che forse avrebbe aspettato, ma che prima o poi mi avrebbe costretto di nuovo con la penna in mano, pretendendo di essere scritto.

Sarei tornato a immergere gli stivali nel fango dei Principati, a perdermi tra i vicoli di Lum, forse persino a bussare al Boccale del Gioco (ma ne esisteva ancora uno? non era chiuso e abbandonato?). Per giungere dove? Non ne avevo idea, ma sospettavo che sarebbe stato lontano, oltre quell'orizzonte in bilico fra tramonto grondante e tenebra sinistra.

Suona tutto molto romanzato, me ne rendo conto. Romanticamente bohémien. Eppure, la mia mano sul cuore, vi assicuro che è del tutto autentico. Un titolo nella testa, la spinta a riaprire una porta creduta chiusa. Forse ero ubriaco? Un po' brillo di certo. All'epoca, ad essere onesto, non capitava così di rado... L'università era lì per concludersi, i pensieri perlopiù lievi nella testa, il peso di molte responsabilità un'idea ancora vaga all'orizzonte. Ma una sensazione così - definitela come più vi piace - non mi è mai capitato di provarla di nuovo. I titoli sono abituato ad attribuirli a posteriori, o al massimo strada facendo, stando accorto a idearne il più possibile calzanti alle relative storie.

Non mi metto subito al lavoro, al contrario. Passano oltre quattro anni, addirittura. Il Crepuscolo mi chiama ma io, senza un autentico motivo, mi defilo. Finché, nel momento in cui mi decido a tentare la via della pubblicazione con la 'Trilogia di Lothar Basler', mi faccio anche una promessa: se la saga originale troverà un editore pronto ad accoglierla, allora io celebrerò l'evento iniziando a scriverne il seguito.

Metà 2005, ricevo notizia da una casa editrice che la 'Trilogia di LB' è stata letta ed apprezzata, che c'è intenzione di propormi un contratto di pubblicazione. Metabolizzato l'entusiasmo per la lieta novella, torno dopo anni a rimettere la penna sul foglio e cedo al 'Richiamo del Crepuscolo'. Una promessa è una promessa, e anche volendo sento di non avere più facoltà di procrastinare.

Poi...

Il contratto ritarda ad arrivare. I mesi passano, la situazione stagna. Finché vengo informato che l'intenzione di pubblicarmi esiste ancora, ma la casa editrice sta rivedendo le sue politiche editoriali e non v'è attualmente certezza che si continuerà a puntare sul fantasy. E io aspetto, aspetto. Solo uno scrittore in attesa del suo primo contratto può davvero capire quanto sia macerante. Finché la mia penna si asciuga. Sono quasi a metà de 'Il Richiamo del Crepuscolo', ma lo slancio dapprima si stempera, poi si spegne, incagliato in un senso di comprensibile amarezza. Il Crepuscolo continua a chiamarmi, ma io mi tappo le orecchie.

Giunge la fine del 2006, pochi giorni prima di Natale. Il telefono squilla, è la Curcio. Anche loro, come l'editore precedente, hanno letto la 'Trilogia di LB'. Anche a loro è piaciuta. Anche loro vogliono pubblicarla. Stavolta il contratto arriva, e io lo firmo. La promessa torna a reclamare la mia parola lasciatale in pegno (per inciso, sei mesi dopo arriverà anche il contratto della prima casa editrice; mi rimarrà come soddisfazione, ma non mi restituirà il tempo perso).

La penna riprende esattamente da dove aveva lasciato, come fosse il giorno successivo, come non fosse trascorso un anno e mezzo. E non si ferma più, fino all'estate del 2009, quando non solo quel romanzo, ma anche un secondo e un terzo hanno la loro storia raccontata. La storia che è la prosecuzione di una storia precedente, partita da molto lontano.

Fino alla vera fine, stavolta? Io credo di sì. Per certi versi lo spero, perché ci sono altre storie che mi chiamano e mi chiameranno, e non è per niente facile lasciarle inascoltate.

Ma il ricordo di quel titolo geminato in maniera inesplicabile dentro di me tanti anni fa torna ogni tanto a farmi visita.

E chi può dirsi assolutamente sicuro che qualcosa di simile non accadrà mai più in nessun'altra notte?