"Sognava ancora la bambina dai
capelli d’argento.
Benché il presagio di Fuoco fosse trascorso, testimoniando la sua caduta e la sua riscossa, portando con sé la consapevolezza e soprattutto l’accettazione di quel che il sogno significava, egli aveva continuato a vederla. Non s’assopiva spesso, la condizione di Shûn lo esonerava da una gran parte delle esigenze fisiologiche dei comuni esseri umani. Mangiare, bere, dormire: cedeva occasionalmente ai bisogni, senza mai capire dove arrivasse la reale necessità e dove cominciasse il riflesso condizionato dal suo desiderio di sentirsi ancora umano.
In
alcuni di quei casi, egli aveva incontrato la bambina nei suoi sogni. Lei lo fissava
con gli occhi finalmente aperti, quegli occhi che raccontavano tutta la verità
che c’era da sapere, fra le ciocche splendenti che gli ricordavano la neve. E
nel momento in cui egli apriva i suoi di occhi, ridestandosi dal sopore, la scorgeva
ancora per qualche istante, davanti a sé, nella transizione effimera fra lo
scenario onirico e quello reale.
Cos’è
che vuoi farmi sapere ancora? Hai un messaggio ancora per me? Ha a che fare con
il presagio d’Acqua, prossimo venturo?
Scrutò i flutti lambiti dallo
scafo, quasi potessero schiudersi a comando e rivelargli la forma fluida del
futuro che l’aspettava.
–
A cos’è che pensi? Agli orrori che ci siamo lasciati alle spalle o a quelli
verso i quali ci conduci?
Con
la coda dell’occhio, vide Eusebio che si affacciava al basso parapetto
del battello, a un passo da lui. Immerso nelle proprie meditazioni, quasi non
lo aveva sentito avvicinarsi. Quasi.
–
Al presagio d’Acqua. – rispose. Come calice di tormalina versato.
– Alla veste in cui comparirà. O alla maschera dietro cui si nasconderà.
–
Toccherà a qualcuno di noi, vero? – Eusebio tradì tensione nel suo accento straniero.
– I Sacrificati. È toccato a Lestat, per primo, e poi a me. Chi sarà il
prossimo?
Egli lo osservò in tralice. Di profilo, il naso schiacciato dell’ex-gladiatore era
una prosecuzione verticale della fronte spaziosa. Gli occhi celesti catturavano
il riflesso della luce quanto le acque su cui erano posati. La bocca era una
ferita sottile, perpendicolare alla cicatrice sulla mascella squadrata.
– Non
lo so. – Dopo un attimo: – Cos’è che ti turba?
Eusebio
roteò gli occhi pallidi su di lui. – Mi hai spinto ad accettare questa storia e
il posto che mi obbliga a occupare. L’ho fatto, rinnegando tutti i precetti che
credevo incrollabili. Ma vorrei saperne di più. Come Sacrificato, ho adempiuto
il mio dovere secondo i versi della profezia. Ti ho tirato via dalle grinfie di
quel demone puttana, la Vedova Nera. Dico bene?
– Hai compartecipato al presagio di Fuoco, come annunciato dall’Oracolo.
E mi hai permesso di percorrere un passo fondamentale nella direzione della
meta.
–
E adesso? – sbottò il chierico. – Quale altro compito mi spetta?
Hai gli altri tuoi Sacrificati per adempiere la profezia.
–
Il nostro compito sarà concluso solo al termine del viaggio. Il mio e il vostro.
–
Come?
–
Hai seguito il tuo vecchio maestro senza fare domande. Ora ti chiedo di avere
fiducia in me.
Eusebio
rise amaro. – Il precedente non ha avuto un esito felice. – Si
portò una mano al collo, dove un tempo aveva indossato la croce a otto braccia
della Chiesa di Caeres. Deformata dal fuoco stregato con cui Sebastian Arelano
aveva cercato di ucciderlo a Château Montreuil, il pendaglio era finito
nell’occhio della Vedova Nera quando Eusebio si era difeso dall’attacco del
vampiro. – Ho perso il simbolo conferitomi dal mio vecchio maestro e ho gettato
alle fiamme quello che gli ho strappato di mano prima di distruggerlo.
Egli si voltò a fronteggiarlo. Gli posò una mano sulla spalla; il chierico non
riuscì a trattenere un brivido. – Non ho simboli da affibbiarti, Eusebio. Ti
chiedo fiducia e ti ricordo che, da quando ho cominciato a farlo, io non l’ho
mai tradita. Non ti ho mai mentito e non ho intenzione di farlo. Le verità che
tengo per me sono il frutto di una scelta ponderata, di un cammino che ha un
disperato bisogno dei suoi passi, uno per volta. Hai seguito il tuo vecchio
maestro senza remore,– ripeté, – ora
fallo con me.
–
Ho seguito il Priore per amore della mia fede. – disse lui
in un sussurro.
– Te l’ho già detto a
Irstrak, Eusebio: non rinunciare alla tua fede in questo viaggio. – le
labbra dell'Estraneo s’incurvarono in un mezzo sorriso. – Ne avrai bisogno ancora,
prima della fine."